Controllare i prezzi dei mercati a bassa innovazione

A volte mi chiedo, io, figlio di una famiglia medio borghese di lavoratiri e pastai, se in certi ambieni il capitalismo offre ormai frutti perversi e non più convenienze.

Me lo domando da persona che sa quali sono le logiche che regolano i prezzi delle materie prime e di tutti i prodotti in genere: hai i costi fissi, quelli variabili, il prezzo di vendita e il volume da vendere. Questo si complica ai livelli alti della gerarchie economiche ma per quelle basse c'e' una sostanziale staticità.

In una economia capitalistica il plusvalore che si ottiene dalla vendita rappresenta il guadagno. Assistiamo pero' ad una contrattura ai livello bassi: ormai i margini sono risicati ed addirittura si lavora in perdita.

Penso in special modo all'agricolutra: qui il capitalismo ha esaurito la sua spinta innovativa ed iniziano a nascere i frutti marci.




Mi riferisco all'ingegneria genetica sui prodotti OGM che servono per due scopi: fare rendere più volume di prodotto per ettaro di terra e far diventare dipendenti per le sementi i coltivatori. Una vera e propria distorsione di madre natura. E che dire dei periodi di sovraproduzione dove letterlamente si butta il frutto della terra per evitare che il prezzo si abbassi troppo. Un vero e proprio sputo in faccia ai 7Milioni di uomini che muoiono ogni anno di fame. Ed infine: vogliamo parlare dei lavoratori sfruttati a nero per risparmiare qualche centesimo sul prodotto finito ?

Dicevo: quando non c'e' più innovazione, quando il guadagno diventa zero o in perdita, forse sarebbe meglio guardare alla funzione sociale di quei mercati e pseudostatalizzarli.

Mi vengono un paio di idee: il volume di produzione per ettaro è fluttuante ma stabile, il numero di lavoratori è conosciuto, i costi di distribuzione e dei concimi e dei pesticidi pure. Allora stabiliamo un prezzo minimo di vendita, stabiliamo che il surplus produttivo vada ai mercati, o ai poveri, senza distruggere il prezzo, che gli operai siano pagati quanto si deve e che i datori di lavoro prendano quel tanto di guadagno che ripaghi fatica e responsabilità. Infine, facciamo in modo che questi non cerchino soluzioni OGM per aumentare il reddito a discapito di tutti noi.



Rammentiamo tutti: pochi centesimi al kilo sono la differenza fra la vita e la morte di una azienda, fra 10 operai messi in regola o 10 sottopagati a nero e senza tutele.

Si, sono certo, la mia sarebbe una rivoluzione. Penso una rivoluzione benigna.

Diceva Gandhi un tempo: la terra produce cibo per tutti ed è solo le volontà delle genti che crea povertà e ricchezza.

Meditiamo

Giuseppe Chillei
http://www.giuseppechillemi.it

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