Parole erranti
La mia vita è stata lunga e tortuosa. Tante volte ho tentato e tante volte ho fallito.
Sono stato ammirato, preso in giro, abbandonato, ripreso, nella polvere e sull'altare.
Ad un certo punto ho detto STOP. Fermiamo le onde di questo mare in tempesta quale è la mia vita e troviamo un po' di controllo.
Sono passati molti anni ed in parte ci sono riuscito. Pero' mi chiedo: cosa ho guadagnato da questa razionalità ?
C'e' una parte di noi che vive di follie, di improvvisazione, di rischio. Non si puo' vivere senza. Non si puo' abbandonare il proprio istinto che ruggisce e mortificarlo nella semplicità di una vita normale.
L'esistenza chiede di essere scossa, travolta, vissuta perchè altrimenti diventa monotonia.
Forse sto delirando. Si, lo sto facendo. E' il delirio di un 36 enne che desidera un po' di emozioni... che l'amore lo colga nuovamente, che nuovi sguardi incrocino il suo e lo accendano come un fiammifero. Prime che sia tardi, prima che il gioco della vita metta la parola fine.
Domani parto. Sto via una settimana. Andro' in una fiera e da mia sorella. Alle prime ci vado da quando avevo 15 anni... ricordo i primi SMAU, il mio mondo, l'informatica. Da allora ho partecipato a tante, sia come espositore che come visitatore.
Ricordo ancora le prime emozioni. Tutto nuovo, tutto bello. Meraviglie su meraviglie. Il timore di dire "scusi, avrei una domanda" perchè ancora ragazzino. Poi, nel tempo, "scusi, una domanda" lo dicevano gli altri rivolgendosi a me.
Ora è una professione: bigliettini da visita in tasca, una borsa porta brochure dietro, la falcata decisa ed eccomi a correre di stand in stand a proporre, a propormi.
Mi sento grande, cresciuto, rispetto ai 15 anni di cui ho scritto. Ormai svezzato e smaliziato. La fiera è comunque bella. Si ritrovano conoscenti, si conoscono volti nuovi.
A Torino, da mia sorella, rivedro' i volti di molte persone a cui voglio bene. Con alcuni di loro si condividono sogni, con altri storie. Sono quelle delle nostre vite che vanno, destinazione ignote, ma prosegono. "Ciao, che bello rivederti, come stai ?". Si, proprio bello rivedersi quando ancora la stanchezza non ha riempito i nostri cuori e quella frase non compre un ipocrita "Uffa, di nuovo qui".
La valigia è pronta, la doccia fatta, sono sbarbato. L'aereo delle 07:15 mi aspetta. Ed io sono carico.
Giuseppe Chillemi
Sono stato ammirato, preso in giro, abbandonato, ripreso, nella polvere e sull'altare.
Ad un certo punto ho detto STOP. Fermiamo le onde di questo mare in tempesta quale è la mia vita e troviamo un po' di controllo.
Sono passati molti anni ed in parte ci sono riuscito. Pero' mi chiedo: cosa ho guadagnato da questa razionalità ?
C'e' una parte di noi che vive di follie, di improvvisazione, di rischio. Non si puo' vivere senza. Non si puo' abbandonare il proprio istinto che ruggisce e mortificarlo nella semplicità di una vita normale.
L'esistenza chiede di essere scossa, travolta, vissuta perchè altrimenti diventa monotonia.
Forse sto delirando. Si, lo sto facendo. E' il delirio di un 36 enne che desidera un po' di emozioni... che l'amore lo colga nuovamente, che nuovi sguardi incrocino il suo e lo accendano come un fiammifero. Prime che sia tardi, prima che il gioco della vita metta la parola fine.
Domani parto. Sto via una settimana. Andro' in una fiera e da mia sorella. Alle prime ci vado da quando avevo 15 anni... ricordo i primi SMAU, il mio mondo, l'informatica. Da allora ho partecipato a tante, sia come espositore che come visitatore.
Ricordo ancora le prime emozioni. Tutto nuovo, tutto bello. Meraviglie su meraviglie. Il timore di dire "scusi, avrei una domanda" perchè ancora ragazzino. Poi, nel tempo, "scusi, una domanda" lo dicevano gli altri rivolgendosi a me.
Ora è una professione: bigliettini da visita in tasca, una borsa porta brochure dietro, la falcata decisa ed eccomi a correre di stand in stand a proporre, a propormi.
Mi sento grande, cresciuto, rispetto ai 15 anni di cui ho scritto. Ormai svezzato e smaliziato. La fiera è comunque bella. Si ritrovano conoscenti, si conoscono volti nuovi.
A Torino, da mia sorella, rivedro' i volti di molte persone a cui voglio bene. Con alcuni di loro si condividono sogni, con altri storie. Sono quelle delle nostre vite che vanno, destinazione ignote, ma prosegono. "Ciao, che bello rivederti, come stai ?". Si, proprio bello rivedersi quando ancora la stanchezza non ha riempito i nostri cuori e quella frase non compre un ipocrita "Uffa, di nuovo qui".
La valigia è pronta, la doccia fatta, sono sbarbato. L'aereo delle 07:15 mi aspetta. Ed io sono carico.
Giuseppe Chillemi
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